Day 1 (Sabato 19)

Partenza e arrivo a Chalon sur Saone

Eccoci arrivati al giorno della partenza del nostro motoride annuale. Quest’anno niente States, bensì un più nostrano oltr’alpe. Però si va con le nostre moto, e direi che è bello anche così. Ritrovo concordato alle otto al casello di Brescia Centro. Alle 7:30 Michele scrive sul gruppo di WhatsApp un baldanzoso “OPERATIVO!”, che lascia effettivamente ben sperare. Sto per rispondere quando vedo il messaggio di Uccio che dice che non gli parte la moto.
Ora, fosse stato Salvatore, avremmo tutti pensato ad uno scherzo e l’avremmo pesantemente insultato, ma trattandosi di Uccio, notoriamente persona seria e irreprensibile, abbiamo immediatamente temuto che fosse vero. Ed infatti era vero!
Attimo di panico, inutile negarlo. Io mi sono tolto gli stivaletti e mi sono accomodato sul divano, dato che tornare a letto mi sembrava effettivamente un po’ esagerato. Fatto sta che Uccio, armeggiando con cavi e batteria da par suo, in una mezz’oretta soltanto è riuscito a farla ripartire. Meno male! Appuntamento quindi spostato alla concessionaria Harley-Davidson, giusto per fare un piccolo checkup prima di partire. Il buon Cristian ha controllato ed ha sentenziato che è tutto a posto, e che quindi possiamo possiamo partire. Bene!

Pronti per partire!
Pronti per partire!

Alle 9:15 finalmente si parte, alla fine con solo poco più di un’oretta di ritardo. Alla prima rotonda sbagliamo già la strada per andare a prendere l’autostrada, ma per fortuna Giuseppino nostro è venuto a riprenderci per riportarci sulla retta via.
Oggi giornata tutta autostradale. Le previsioni danno probabile pioggia, ma bisogna dire che siamo stati abbastanza fortunati. Ci siamo messi comunque l’antipioggia praticamente subito alle prime nuvolette nere, ma poi abbiamo preso solo proprio due gocce.
Discreto traffico fin verso Torino, poi decisamente di meno sull’autostrada verso Aosta, dove peraltro il panorama è diventato molto piacevole, con verde intorno e le montagne innevate sullo sfondo. Per soli 30€ a testa abbiamo attraversato gli 11,7 km del traforo del Monte Bianco, per fortuna passando subito; dall’altra parte verso l’Italia c’era una coda con una aspettativa di ben 60 minuti prima di poter passare.
Arrivati in Francia, poco dopo Chamonix ci siamo fermati per mangiare. Un posticino un po’ triste, però proprio sotto il Monte Bianco e dove alla fine panino al pollo e insalate varie non erano poi così malaccio.

Ingresso in Francia
Ingresso in Francia

La strada non è niente male neanche dopo, praticamente sempre in mezzo alle montagne e al verde dei boschi. Facciamo così l’altra metà del percorso odierno che quasi nemmeno ce ne accorgiamo. Poco prima delle sei arriviamo a destinazione, a Chalon sur Saone, guidati con somma precisione dal mio fido navigatore. Dalla partenza dalla concessionaria abbiamo fatto ben 624 km.
In particolare arriviamo al nostro albergo, dall’altisonante nome di Premier Class, mirabilmente prenotato dal buon Uccio.
E qui mi tocca parlare di questo albergo. Perchè poi a prima vista uno potrebbe dire a Uccio, Uccio, ma dove bip ci hai portati?, ma in realtà Uccio è un lungimirante, perchè il suo ragionamento è stato che risparmiando sull’albergo poi possiamo spendere di più al ristorante.

Lo "splendido" Premier Class
Lo "splendido" Premier Class

Un saggio! Colpa nostra che l’abbiamo capito solo dopo.
Comunque, alla reception c’è Valerie (è scritto giusto?), che vabbè non parla inglese ma non fa niente e comunque ci fa il check-in in men che non si dica. Poi ci indica l’ascensore per salire al secondo piano dove ci sono le nostre due stanze. Già due, una per due persone e una per le altre tre. I conti tornano. Ma di questo riparliamo dopo!
Sale sull’ascensore Michele, poi Uccio e poi io, ovviamente ciascuno con i proprio bagagli. Leggendo il cartello “7 persone - 525 kg”, così ad occhio e un po’ istintivamente cerco di fermare G e Salvatore che stanno entrando pure loro. Ma G entra lo stesso e con l’entusiasmo che tipicamente lo contraddistingue dice “ma va là.... ci stanno 7 persone!”, e pigia sul pulsante del 2.
Ora, 525 diviso 7 fa 75, peccato però che noi 5 pesiamo qualche etto di più di 75, effettivamente, ma soprattutto è evidente che abbiamo dei bagagli che sono mooooolto pesanti. Quindi i conti non tornano. Ed infatti l’ascensore, dopo che G ha pigiato il 2, ha un piccolo sussulto, poi fa un rumore sordo come se fosse ricaduto in basso e si inchioda. Fermo, bloccato, morto! Rinchiusi in uno stupido ascensore francese è una sorte decisamente ingloriosa, ahinoi! Suoniamo l’allarme, squilla un telefono, risponde una tipa e grazie all’intervento di Salvatore sappiamo che c’è qualcuno da qualche parte che si sta preoccupando per noi.
Dentro il piccolo ascensore in 5 fa piuttosto caldino, ma fortunatamente i pompieri arrivano dopo solo una quindicina di minuti. Già, i pompieri! Li sentiamo un po’ armeggiare con della ferraglia e dopo poco come per magilla la porta si apre dolcemente, lasciando entrare un po’ di arietta fresca. Siamo però noi ad uscire di corsa, ringraziando ampiamente i signori pompieri i quali però nemmeno ci rispondono. Diciamo che abbiamo apprezzato il fatto che non ci abbiano insultati.
Salvatore si è anche lanciato in una accesa discussione con la Valerie spiegandole che noi eravamo in 5 e non in 7, e glissando abilmente sulla fiscalità del calcolo del peso. Certo, è chiaro che i bagagli pesavano moooooltissimo!!
Non osiamo chiedere se c’è un altro ascensore e infiliamo le scale di corsa, prima che a qualcuno venga in mente di farci pagare i danni.
E finalmente arriviamo alle nostre camere. Gulp! La camera da 2 e quella da 3 sono esattamente uguali, propes istess!, e sono entrambe come l’ascensore, piiiiccole! Due letti con poco spazio intorno ed un fantastico lettino a castello messo di traverso sopra gli altri due. Mai vista una cosa del genere, solo i francesi potevano concepirla. In pratica impossibile starci in tre, soprattutto se poi i tre non sono esattamente tipi da 75 kg...
Riscendo da Valerie per chiederle un’altra stanza, ma mi risponde che è molto desolè (che si pronuncia così) ma che è al completo e che stanze non ce ne sono. Gulp! Per fortuna al bravo e attento Salvatore non è sfuggito che 2-300 metri prima c’era un fantastico Ibis; mi ci fiondo e per fortuna una stanzetta ce l’hanno. Quindi mi trasferisco e lascio un po’ più di spazio a Michele e a G, i quali stavano già tirando i dadi per vedere a chi toccava dormire sul soppalchino.
Ci si rivede per cena al Buffalo Grill, che sta giusto in mezzo ai due alberghi. Mangiamo dell’ottima carne, e anche un dolcetto che tanto possiamo spendere...
Insomma dai, alla fine a parte la moto di Uccio che non partiva, l’essere rimasti chiusi in ascensore e l’albergo non proprio da 5 stelle direi che è stata proprio una buona giornata.