• Moto Ride 2011


Da Brescia al Campo dei Messapi (Puglia)

Un itinerario di 5 giorni da Brescia al Campo dei Messapi (Manduria, Puglia), in splendida solitudine, in attesa di ricongiungermi poi con le mie bimbe, che saggiamente "scendono" in aereo...
Il totale sarà di 1.850 km, di cui solo 400 circa in autostrada.

Diario di Viaggio

Eccoci dunque al giorno della partenza, ritardata solo di mezz’oretta per il passaggio in banca! Meglio così. Peccato per le previsioni catastrofiche! Ecco quello che Meteo.it diceva a proposito della giornata odierna:

Uno spettacolo! 
Pero’ a dire il vero per ora la situazione è accettabile, anzi, clima ideale per andare in moto: temperatura non troppo calda, sui 21-22 gradi, senza sole cocente addosso e soprattutto senza pioggia. Per ora!
Come incoraggiamento prima della partenza ci ha poi pensato l’Adelina, che si è premurata di dirmi che ieri era stata a trovare un suo amico in rianimazione per un incidente in moto!  Nice news prima di partire per un bel viaggetto sulle due ruote!!! Ma il particolare curioso è che questo suo amico l’incidente in moto l’ha fatto mentre era a spasso con l’amante.... Sputtanata colossale, che verrebbe da ridere se non fosse che sembra che siano entrambi messi maluccio. Pare che la mogliettina al capezzale fosse alquanto imbarazzata.
Comunque, mentre mi congedavo dalla Adelina toccandomi silenziosamente i maroncini, non ho potuto non consolarmi pensando al fatto che, tra il rischio di un incidente in moto e quello di essere cuccato con l’amante, io almeno ne corro solo uno dei due.
Onestamente parlando.
La mia moto è davvero splendida! Si guida che è un piacere, ed effettivamente mi ci trovo molto meglio di quella che avevo prima, che pure non era male. Comodissima, maneggevole da guidare, ci sta tutto il bagaglio necessario. Fantastica davvero!! In autostrada non c’è quasi nessuno, e anche sulla Cisa si va benone. Arrivo a Lerici alle 11.00 dopo 230 km, in perfetto orario.
Carina Lerici.

Ci eravamo stati molti ma molti anni fa con la Anna B. e con il suo moroso di allora, un tipo un po’ strano che non ricordo assolutamente come si chiamasse. Ricordo solo che ci aveva venduto la vespa (a proposito, devo ricordarmi di chiamare il Banano per farmi rivendere la vespa, che sarebbe perfetta per iniziare la cucciolina alle due ruote motorizzate).
Che anno era? Direi tra l’86 e l’89... boh, però a casa ho le diapositive quindi posso controllare. La Cris se lo ricorderebbe sicuro!
Caffettino e qualche foto, poi verso Montemarcello, per vedere il panorama dall’alto: in realta’ si arriva solo a meno di 300 m slm, e la strada è un po’ come quella che va in Maddalena, però ineffetti il panorama non è proprio la stessa cosa.

Nel programma avevo pensato di mangiare qui, ma sono solo le 12.00 ed è un po’ prestino, quindi si va avanti ancora un po’. E meno male, perchè appena messo piede in Toscana le previsioni si materializzano sotto forma di una specie di diluvio. Che non smette. 
L’occasione è ghiotta per sfoggiare la mia fantastica tuta da pioggia gialla, che però alla fine mi delude un po’, perchè arrivo a destinazione con il culo completamente fracido! Ma mi sa che non è colpa sua, ma sono io che non devo averla chiusa bene davanti. 
Meno male che poi in albergo ho trovato un fantastico sistema per bloccare il fon, pardon, l’asciugacapelli, e così ho asciugato tutto per benino!! 

Comunque, dopo il panino speck e brie nei dintorni di Pisa e dopo attenta riflessione di almeno 5 secondi, ho deciso di saltare la parte dell’itinerario in programma che andava verso l’interno (la Certosa di Pisa a Calci la vedremo un’altra volta) perchè il tempo è davvero inclemente. Si tratterebbe poi di fare dei tratti di semi-montagna, e direi che non è proprio il caso.  
Riprendo quindi l’autostrada verso sud fino a Cecina, da dove poi si rientra comunque verso l’interno, attraversando le “Colline Metallifere”. I posti sono molto belli, e sarebbe tutto fantastico se smettesse di piovere e se si sentisse un po’ meno l’odore di zolfo, tipico di queste zone ma che in alcuni tratti è un po’ nauseabondo!
Bella Sasso Pisano. Peccato non poter fare qualche foto al paese e alle fumarole bianchissime dei soffioni boraciferi.   Niente da fare, non smette di piovere, quindi si va dritti all’albergo a Massa Marittima, dove arrivo dopo 450 km alle 16.30, in largo anticipo rispetto al programma iniziale. Ironia della sorte, l’albergo si chiama “Il Sole”. E chi l’ha mai visto oggi!
Doccetta, asciugatura di panni e persone, relax e poi passeggiatina in paese, che per un attimo sembra abbia smesso di piovere.
Eravamo stati a Massa Marittima ai tempi del campeggio di Puntala, ed infatti il centro me lo ricordavo proprio così carino!  In giro c’è abbastanza gente, per la maggior parte stranieri, naturalmente.
Cena alla Osteria Grassini: mangiato bene e speso il giusto (buona la tagliata e torta alla cioccolata da urlo!).
Adesso a nanna che domani ci si sveglia presto, sperando in un tempo un po’ più clemente.

Che bella sorpresa questa mattina: non piove! Non ci avrei scommesso. Sveglia presto, caricamento moto, colazione e telefonata con la fantastica cucciolina, come al solito di buon umore!
Direi un inizio di mattinata splendido, si può partire. 20°C, arietta frizzantina come piace a me.
Il buon umore passa subito (si fa per dire!), appena mi fermo dal benzinaio a fare il pieno. 1,639 al litro! Pensavo fosse uno scherzo, uno sei e trentanove, pieno 50 euri, da non credere.
La prima tappa di oggi prevede di arrivare a San Quirico d’Orcia, una novantina di kilometri su strade spettacolari! (
Toscana Photo Gallery).
I primi 30 km circa si fanno sulla strada provinciale Senese-Aretina, praticamente tutta in mezzo a boschi, come qui:
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E nei tratti dove non ci sono alberi si hanno panorami collinari a perdita d’occhio, come qui:
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Una meraviglia per la vista, ed una meraviglia anche per la guida, con una quantità infinita di curve sempre dolci e divertenti.
Si arriva quindi a San Quirico d’Orcia, un graziosissimo paesello medioevale, come in realtà ce ne sono molti da queste parti, ma San Quirico è il più importante. Tra l’altro scopro che tutta la Val D’Orcia è uno dei tanti siti italiani dichiarati
Patrimonio dell’Umanità Unesco.
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Dopo qualche foto ed il caffettino di ordinanza si riparte verso Pitigliano. Per un buon tratto si percorre la via Cassia, che in questa zona è veramente spettacolare. Si sa che l’Italia è bella, ma percorrendo queste strade si percepisce chiaramente che non si tratta affatto di un luogo comune.
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Vorrei fare una deviazione sul Monte Amiata, da dove il panorama dovrebbe essere notevole, ma uno scurissimo nuvolone fantozziano mi suggerisce di lasciar perdere. Quindi si va avanti, che sono anche un po’ in ritardo.
Poco prima di arrivare a Pitigliano ci si imbatte in questo po’ po’ di paesello, tale Sorano. Non lo conoscevo, ma è tanto bello che sembra la scenografia di un film.
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Anche Pitigliano non è niente male, anche lui naturalmente abbarbicato sulla roccia e con un panorama  mozzafiato di tutta la vallata.
Tra l’altro ho l’impressione di esserci già stato, anche se non saprei proprio dire quando.
Lasciando Pitigliano in direzione Orvieto, prima di entrare in Umbria si attraversa un lembo di Lazio, passando dalle parti del lago di Bolsena. Sarà anche importante essendo il lago più grande della Regione della Capitale, ma per noi che siamo abituati al Garda sembra un po’ una
pocia, diciamolo!!
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Arrivo ad Orvieto in perfetto orario, alle 13.30 dopo 220 km.
Telefono a Daniele per fare gli auguri di buon compleanno a Sara e per raccontargli di dove mi trovo. Lui ad Orvieto ci ha fatto il servizio militare. Bei tempi!
Ma che bello il Duomo di Orvieto! L’avevo visto solo in cartolina, credo, ma dal vivo è impressionante. I colori della facciata sono veramente incredibili. 
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Seguendo il suggerimento di Daniele sono anche andato a vedere il pozzo di San Patrizio, ma l’ho visto solo da fuori perchè sinceramente 5 euri per entrar dentro a vedere un pozzo mi sembravano un po’ esagerati. Che poi imparo da Wikipedia che questo pozzo non è quello famoso della legenda della fonte inesauribile di ricchezza, che invece si trova in Irlanda (vedi). Ma pensa!
Panino e ripartenza verso Todi, sempre con un occhio alla strada e uno al nuvolone, sempre più nero ma che per ora per fortuna se ne sta buono.
A Todi si arriva velocemente, ma non c’è il tempo per fermarsi. Giusto la foto di ordinanza alla chiesa di Santa Maria della Consolazione e poi dritto verso Spoleto.
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A Spoleto arrivo alle 16.00, dopo 300 km esatti.
Due passi a piedi nel paese, molto carino, fino al Duomo e ai piedi della Rocca. Non salgo perchè ci vorrebbe troppo tempo; meglio un gelato!   
Che poi la rocca si vede meglio dal basso:
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La strada da Spoleto verso Norcia è completamente diversa, ma certo non meno bella.  E’ per buona parte sul fondo di una vallata, in mezzo a terre verdissime e a panorami che ricordano un po’ alcune strade del Trentino. Una quantità industriale di curve, di quelle che se fossi in macchina mi farebbero venire il “vuomito” anche guidando. Ma in moto è un’altra cosa, ovviamente!
Si arriva così al Parco dei Monti Sibillini, ma ancora una volta come ieri devo cambiare itinerario, anche se di poco, perchè il nuvolone sta cominciando a far cascare qualche goccerella d’acqua. Infatti dovrei salire a Castelluccio di Norcia, che è piuttosto in alto, ma direi che è meglio non rischiare. Prendo quindi la strada più breve per Norcia, che comunque ridendo e scherzando arriva anche questa sui 1000 metri.  
Meglio così! Infatti arrivo a Norcia asciutto ed in perfetto orario, dopo un totale odierno di 370 km, di cui almeno 20 dritti!!!
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Passeggiata in paese e poi dritto in albergo. Just in time, come si dice, perchè dopo 10 minuti si scatena il diluvio.
Stasera cena in albergo, peraltro ottima!
Lascio Norcia solo con un dubbio: ma i Fratelli Ansuini si chiamano così davvero o per scherzo?!?
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Questa mattina aprire la finestra non è stato bello: nebbia! Vabbè che siamo ad 800 metri, però mi sembra un po’ esagerato!
Pioviggina anche un po’, ma proprio solo un pochettino.
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Ovviamente si parte lo stesso. Ma che si fa?  
Il programma di oggi prevede un tragitto di montagna fino a Campo Imperatore, quota 2100, ma il cielo sopra i monti è proprio scuro...
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Intanto andiamo avanti. Pian pianino arrivo ad Amatrice, dove mi fermo un attimo per prendere una decisione.
Parcheggio vicino ad un signore dall’aria cordiale che sta partendo con una vespetta.
Gli chiedo, scusi, quel monte là di fronte è il Gran Sasso?. No, fa lui, quelli sono i Monti della Laga, il Gran Sasso è dietro.
Dico sa, dovrei andare a Campo Imperatore, ma il tempo mi sembra un po’ bruttino. Dice, ma vada che è bellissimo, il tempo poi si aggiusta, vada che è un bel giro...
Mah, sono un po’ perplesso, adesso vedo. Intanto, sa dove si può prendere un buon caffè? Certo, venga che l’accompagno.
Insomma, il signore è Napoletano, e a Napoli si dice che un caffè non si beve mai da soli. Assolutamente ha voluto offrire lui.
Non vive qui, anche se ci passa 7 mesi all’anno. Lui vive a Roma, ma la sua signora è di qui. L’ha conosciuta a Roma quando lei aveva 13 anni. Si sono sposati nel 1961, e a lui manca molto il mare, anche se qui si sta benissimo. Da giovane faceva molto sport, e una volta ha fatto a nuoto da Capri fino a Napoli.
Gulp, dico io.
Vada vada, che lassù è bellissimo! Vado vado, dico per non deluderlo, ma poi non vado, non si va a 2000 metri con il cielo nero in moto. 
Ho preso quindi un’altra strada per l’Aquila, che in pratica gira intorno al Gran Sasso anzichè andarci sopra. La strada è comunque bellissima, i primi 80 km sono tutti tra gli 800 ed i 1000 metri, con strade molto belle e praticamente deserte. E naturalmente il cielo si apre.
A L’Aquila c’è molto traffico.
Considerazioni sul navigatore:  
In sintesi, impensabile fare un viaggio così senza. Il BMW Garmin poi direi che va molto bene, è incredibilmente preciso nel dare i tempi di arrivo, ed ha un software molto pratico da usare.  Ho impostato i percorsi sul programma al computer e poi li ho passati al Garmin. Comodissimo!
Impostata adesso la destinazione successiva, mi ha fatto attraversare la città senza problemi. Mi sarei perso di sicuro senza!
Si attraversa la zona dei paesini colpiti dal terremoto: Paganica, Onna, San Gregorio, dove si vedono ancora un sacco di macerie.
Poi si torna su strade di montagna, ancora una volta semplicemente fantastiche. Quando arrivo a 1100 metri scopro perchè è tutto così bello: 
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Sono al Valico di Forca Caruso, nel Parco Naturale Regionale Sirente-Velino! Mai sentito, ma ne valeva la pena.
Arrivo ad Avezzano alle 13, e dopo 190 km quasi tutti su strade di montagna faccio anche volentieri un po’ di statali dritte e un po’ di autostrada.
Solo che c’è parecchio traffico, e poi mi ricordo come d’incanto di come bip guidano a queste latitudini. Robe de ciot, come si dice alle nostre, di latitudini! Calma e prudenza, che di fretta non ce n’è!
Si stava effettivamente un po’ riannuvolando, ma a Cassino inizia proprio un diluvio direi quasi biblico. Seconda chance alla tuta gialla, che stavolta sto attento a chiudere per bene. Però siccome non mi fido, metto sotto anche l’altra. Saggia decisione!  Non so nè come nè da dove, ma davanti l’acqua entra. Perciò ormai è definitivo, tuta gialla KO. Però mi girano i balocc perchè non l’avevo mica pagata poco.
Alla prima occasione lo dirò ai signori della BMW.
Traffico mooolto intenso sull’autostrada prima di Napoli fino allo svincolo per la Salerno - Reggio Calabria.  Meno male che in moto un po’ si va lo stesso. Si esce a Battipaglia e quindi finalmente verso San Mauro.
Quanti ricordi. Sono passati più di 30 anni da quando venivo in vacanza qui tutte le estati (più o meno all'età dai 12 ai 17 anni, circa). L’ultima volta siamo stati qui di passaggio nell’87, 24 anni fa. Mica poco!
Adesso sono molto contento di tornarci, ma allora detestavo venire qui. Come si dice, posto per famiglie, non certo per ragazzi. Però i ricordi sono belli lo stesso.
Dopo Agropoli la strada comincia a salire. Gli ultimi 20 km li faccio pianissimo, per godermi con calma sia il paesaggio che i pensieri che mi riportano ad allora: i ragazzi che avevo conosciuto qui, gli zii giovani con i quali si passava il tempo giocando a scala quaranta per pomeriggi interi, i cuginetti bambini, i kili di libri che leggevo sotto l’ombrellone dove mi stufavo un sacco, la strada per scendere a mare che non finiva mai, il canotto giallo che usavamo anche per contenitore di tutte le cose da spiaggia e che poi portavamo su in due e che poi lo caricavamo sul tetto della macchina, le canzoni di Pino Daniele al Juboxxe del barettino sulla spiaggia, i fantastici panini con la mozzarella di bufala (quella vera), le passeggiate fino alla pasticceria di Acciaroli per mangiare i babà e le sfogliatelle, ...
Mi sembra di capire adesso cosa significa quando si dice che si invecchia meglio se durante la vita costruiscono dei bei ricordi.
Il profumo intenso di bosco mi dice che stiamo arrivando a San Mauro.
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La casa è sempre la stessa. La parte sopra è stata tinteggiata da poco. Nella stanza che era la nostra adesso dormono Giovanni e famiglia. Io questa notte dormo nella stanza che era di Maurizio e Anna.
Anche la squisita ospitalità è sempre la stessa.
Anche questa mattina sveglia presto. A San Mauro si dorme bene come mi ricordavo, addirittura con una bella copertina.
Colazione e saluto di commiato ai pochi svegli.  
E’ stato davvero un piacere fare sosta qui, anche se sono stato ripetutamente sgridato per non essermi fermato un po’ di più!!
Tempo bello e aria fresca, si scende verso Acciaroli dalla strada “corta”, quella che ai miei tempi era stata appena aperta ed aveva ancora dei tratti sterrati. Adesso il centro di Acciaroli è solo pedonale, per fortuna loro, comunque anche qui, quanti ricordi!
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La strada lungo la costa a quest’ora è splendida anche perchè non c’è in giro quasi nessuno. Il panorama è eccezionale. Si arriva bene fino a Palinuro, dove si fa la sosta tecnica: caffè e bagno.
Nel frattempo la gente si è svegliata e va in spiaggia. Divertente vedere le persone che si affannano a cercare parcheggi impossibile e che poi scendono dalle macchine stracariche di roba: l’ombrellone, il materassino, borse e borsette... e questi staranno qui tutto il giorno!!!   
Eh si, beati loro, a me che mi tocca invece di andarmene in giro in moto. ROTFL!
Saranno anche fatti loro,
epperò rompono un bel po’ i balocc anche a me, perchè anche a causa di tutti quelli che si fermano in ogni angolo della strada finisce che tra Palinuro e Sapri c’è un traffico pazzesco, e si deve procedere per forza di cose molto piano.
E comincia anche a fare un po’ caldino.
Dopo Sapri finalmente la musica cambia!  Si comincia a salire, e presto si arriva sui 500 m, con una serie di indiscutibili vantaggi, primi tra tutti un’arietta un po’ più fresca e molto meno traffico. In pratica non c'è nessuno!
Dopo Lauria si entra nel Parco Nazionale del Pollino (che poi si dice Pollìno, mica Pòllino come dicevo io): una incredibile oasi di verde con altezze che oscillano dai 600 ai 1000 metri. La strada è bellissima, con una infinità di curve come piacciono a me; peccato solo non poter guidare un po’ rilassati a causa delle condizioni dell’asfalto, semplicemente disastrose in molti tratti.
Si incrociano paesini molto carini, sempre abbarbicati su qualche cima. C’è anche un piccolo incendio.
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Uscendo poi dal Parco e proseguendo verso Est si ridiscende vero i 2-300 metri, ma scopro con piacere che le sorprese non sono finite!
Si attraversa infatti una zona straordinaria, con la strada che passa in mezzo a collinette brulle con pareti biancastre di argilla. Uno spettacolo che in alcuni punti sembra di essere nella Death Valley. Più o meno, insomma, però davvero molto bello.
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Ultima tappa prima dell’arrivo a Matera è il paesello fantasma di Craco. Si tratta di un antico borgo situato a circa 400 m, che nel lontano 1963 era stato quasi interamente distrutto da una frana, tanto che la gente fu costretta ad abbandonarlo completamente e a ricostruire l’intero paese più in basso.
Adesso non ci si può entrare nemmeno a piedi; sembra che ogni tanto ci girino qualche film. Suggestivo.
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Infine, perfettamente in orario sul programma di viaggio, si arriva a Matera, dove il fido Garmin mi conduce direttamente nei pressi dell’Hotel, che però non si riesce a trovare, e non riesco a capire il perchè!  Dopo un po’ di giri in tondo e di domande ai passanti lo capisco: l’albergo è proprio “dentro” ai Sassi, e quindi si trova in un punto non raggiungibile con i mezzi. Bisogna lasciare la moto e portare i bagagli a mano. A parte che poi il tipo dell’Hotel mi dice dove lasciare la moto in un posto sicuro, devo dire che valeva assolutamente la pena “sopportare” questo disguido, perchè la location dell’albergo è davvero fenomenale.
Dalla finestra della mia camera per esempio si capisce perchè anche i Sassi di Matera sono
Patrimonio dell’Umanità Unesco.
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Ho cenato al ristorante La Talpa, proprio qui sotto, prenotato su consiglio del tipo dell’albergo ma solo dopo aver chiesto conferma alla mitica “2Spaghi”, dove trovo ottime recensioni. Ed infatti ho mangiato molto bene!
Avevo lasciato il casco agganciato alla moto, ma le previsioni per domani dicono ancora “piogge e schiarite”, quindi meglio portarlo su, che non si sa mai.
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Domani ultima tappa: tragitto interno fino a Taranto e poi sulla strada costiera fino ai Messapi, dove dovrei arrivare nel primo pomeriggio.
Che dire alla (quasi) fine del viaggio: molto bello, peccato un po’ per il tempo.
L’Italia è un Paese veramente splendido, che meriterebbe un po’ più di considerazione. E la conferma di quello che diceva non ricordo chi:  “It’s not the destination. It’s the journey!”.
Varrà anche per la vita? Secondo me assolutamente si.
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