venerdi 11 settembre

Da Brescia al Castello di Titignano

Itinerario

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Diario di viaggio

Ecco che si parte per il nostro Mini Motoride di questo strano 2020, improvvidamente denominato Covid-Tour dal nostro G. In effetti le cronache del motogiro di quest’anno avrebbero dovuto narrare di ben altro, ma si fa di necessità virtù, come si dice, per cui vista la mal parata dello scorso maggio anche una tre giorni nostrana va più che bene. E poi, come dice il buon Dario, alla fine, se ghè de nà ghè de nà!
E così si parte, per la prima volta in formazione da sei. Ci si trova alle 8:15 al distributore dopo Desenzano. Io che sono puntuale arrivo per ultimo, e si vede da qui che sono il meno mattiniero di tutti. Un buon caffè e si parte. Clima ideale, moto a posto, tutto perfetto. Insomma, quasi...
Diciamo tutto perfetto per il primo centinaio di km. Poi succede che appena dopo l’uscita del casello di Pegognaga, inopinatamente la moto di Uccio decide che è il momento di fermarsi. E lo decide in un momento poco opportuno, dato che Uccio era in corsia di sorpasso. Un bel brivido, per fortuna senza conseguenze, dato che Uccio, da straordinario rider quale è, è comunque riuscito ad accostare ed a fermarsi sulla corsia di emergenza. Chi di noi era un po’ più avanti viene raggiunto dalla telefonata che comunica l’accaduto. Ci fermiamo, usciamo appena possibile e torniamo indietro. Io e Michele ci fermiamo anche a comperare una latta di olio, sperando che possa servire a qualcosa, ma ovviamente non era la mancanza di olio il problema. La cosa sembra molto seria, dato che il motorino d’avviamento gira ma la moto non ne vuole sapere di partire. Provo anche a chiamare il buon Cristian dell’officina della concessionaria di Brescia, ma da remoto non riesce a darmi dei gran consigli, se non quello di non forzare l’accensione, perchè dice che se è un problema al motore potrebbe poi essere peggio. Ok. Desistiamo e chiamiamo il carro attrezzi.

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In panne!

Il piano B consiste nel portare la moto alla concessionaria Harley di Correggio, preventivamente contattata al telefono, dove poi Uccio noleggerà una moto per proseguire il giro. Il carro attrezzi arriva dopo una mezz’oretta; si carica la moto, si apprezza l’agilità di Uccio nello scendere dal carro e si riparte in direzione Correggio. Una trentina di km, carro davanti e corteo di moto dietro; una scena che ricorda quella già vissuta in Francia giusto due anni fa, quando allora la malcapitata fu la moto dell’altro Bono (vedi).

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Operazioni di scarico.

Il tipo della concessionaria ci accoglie con un certo interesse, soprattutto grazie alla telefonata di raccomandazioni di un amico di Michele, che sta giusto da quelle parti e che si è interessato alla nostra disavventura. Quindi, anziché limitarsi a parcheggiare la moto in officina, il tipo si mette a darle un’occhiata. Toccaccia i cavi qua e là e poi, con tono tra il serio e il faceto, si rivolge a Uccio con un inaspettato “non è che vuoi ripartire con la tua moto?” Gulp! Pigia il pulsante di accensione e la moto parte. Noi basiti ma felici! Era successo che si era parzialmente staccato il cavo della benzina, in modo però che non si vedeva da fuori. Bisognava saperlo e andare a verificare, cosa che noi evidentemente non sapevamo.
Yuppy! Molto ma molto meglio così. Quindi dopo poco più di due ore dalla fermata iniziale, siamo in grado di ripartire, con le nostre moto e senza grossi danni. Alla fine il tutto a Uccio è costato solo 9,99€ di carro attrezzi, quindi direi bene.

Bene, finalmente si riparte, di nuovo tutto perfetto. Insomma, quasi....
Succede infatti che nel bel mezzo di una galleria sull’Appennino Tosco-Emiliano il telepass di G fa patapum, nel senso che si stacca e vola via. Ed anche questo è un bel deja vu. Infatti come non ricordare quando appena dopo la partenza di Francia 2015 G fece fare un bel volo alla sua macchina fotografica nuova fiammante lungo il caldo asfalto della A4? Per fortuna poi che G, anche lui rider di razza, ha resistito alla tentazione di fermarsi in galleria per recuperare l’aggeggio, perchè effettivamente non sarebbe stata una bella cosa.
Arriviamo quindi a Firenze ed usciamo al primo Punto Blu che troviamo. In circa una decina di minuti e con una penale di soli 9,99€ G ha un bellissimo Telepass nuovo, con il quale riprendiamo il nostro viaggio. L’unico inconveniente del tutto è che si è fatto un pochino tardi, per cui rinunciamo al programma iniziale di andare a pranzo a Siena, dirottando per un meno esaltante panino in Autogrill. Pazienza, a Siena ci andremo un’altra volta. Il cielo è nuvoloso e fortunatamente non piove, ma in compenso fa parecchio caldo.
Usciamo comunque dall’autostrada in direzione Siena, dove poi ci dirigiamo verso la splendida Val d’Orcia, che percorriamo fino a dopo San Quirico, dove ci eravamo fermati giusto l’anno scorso durante la tappa di rientro (vedi). Va comunque bene perchè ad un certo punto usciamo dalla strada della Val d’Orcia in direzione Chianciano e Chiusi, e da qui percorriamo circa una trentina di km di una strada molto ma molto bella, tra colline e viali alberati. Uno di quei tratti di strada che, come si dice, valgono il viaggio!

A Chiusi rientriamo in autostrada per l’ultima volta della giornata fino a Orvieto. E qui tocca anche a me una mini disavventura. Succede infatti che entrando al casello, forse perchè ero troppo vicino ad una macchina davanti a me, il telepass non è stato letto correttamente e la sbarra si è abbassata proprio mentre stavo passando. Un bello “sdeng”! Mi sono fermato ed ho chiamato l’omino per segnalare l’accaduto. Dopo un po’, con molta flemma, è arrivato un tipo che mi ha spiegato che per la sbarra non c’era nessun problema, perchè sono fatte apposta con un meccanismo a sgancio per cui se le si urta non fanno resistenza, e che se io non avevo danni potevo andare avanti tranquillamente. In effetti la mia moto non sembra avere nessun segno, e quindi si può proseguire. Questo per fortuna resta l’ultimo contrattempo della giornata.

Usciti ad Orvieto prendiamo una strada di montagna, che dopo circa 25 km, compresi gli ultimi tre di strada sterrata, ci porta al Castello di Titignano , uno sperduto borgo medievali dove abbiamo la nostra prenotazione per la notte. A prima vista il posto ci ha ricordato la desolazione di Rocheforte-en-Terre, ma solo a prima vista. In realtà il posto è ben più bello, non fosse altro per il solo fatto che siamo in Italia (video con improvvisa faccia da pirla). La tipa della reception ci porta alle nostre stanze, che si trovano tutte nella stessa “ala” del borgo. Purtroppo la mia camera è vicina a quella di Salvatore, ma lo spessore dei muri di queste case mi da qualche garanzia di tranquillità.
Ma la cosa migliore della giornata è che scopriamo che la piscina è disponibile, e quindi ci concediamo uno splendido bagno ristoratore, che dopo i 550 km di moto di oggi ci voleva proprio! A seguire un’ottima cena in loco, gentilmente servita dalla brava Nicole (nome della cameriera citato per un amico).

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Foto Gallery del giorno

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Castello di Titignano
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